JUDO

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LA PALESTRA (Dojo)

Il termine Dojo è di provenienza buddista e deriva da  "Do" via e  "Jo" luogo quindi “luogo in cui si insegna la via”. Il suolo è ricoperto di tatami, i muri sono spogli e vi sono fissati elementi simbolici come il fiore del ciliegio, la sciabola da samurai, la fotografia di Jigoro Kano o un kakemono (pittura giapponese che si avvolge su un bambù). Dall'insieme si sprigiona un clima di austerità e di pace. Nel Dojo occorre abbandonando ogni considerazione di fama e di ricchezza, dimenticando i pregiudizi di razza, sesso e stato sociale. L’ardore della pratica deve unirsi ad un’atmosfera di ricerca interiore. Sono richieste tre qualità: una buona educazione, un grande amore per l’arte, fiducia nel maestro. Le norme comportamentali da tenere nel Dojo (Reigi) sono state scritte dal Maestro Ichiro Abe: Si entra con il piede sinistro e si esce con il destro, senza omettere mai di salutare e chiedere il permesso di accedere o abbandonare il tatami. Sforzarsi in ogni circostanza di aiutare i propri compagni rispettando le cinture di classe superiore e accettandone i consigli senza obiezioni. Curare la pulizia personale  e l’integrità del Judogi. Le unghie della mani e dei piedi devono essere tagliate molto corte e bisogna togliersi, catenine, anelli e quanto altro possa procurare danni ai propri compagni di pratica. Rispettare l’orario dei corsi. Le scarpe si lasciano nello spogliatoio e si usano ciabatte per arrivare al tatami. All'inizio ed al termine della lezione il maestro fa disporre tutti gli allievi in fila. Gli allievi si devono mettere in ordine di grado rivolti verso il maestro. Il sempai di turno comanderà il seiza (seduti secondo il metodo tradizionale giapponese). Gli allievi udito il comando dovranno, uno dopo l'altro in ordine di grado, mettersi in seiza per il saluto. Solo al termine della lezione, e non obbligatoriamente, in posizione di seiza il sempai comanderà il mokuso (occhi chiusi per la meditazione) che termina con il MOKUSO-YAME (finisce la meditazione e si riaprono gli occhi) Talvolta, durante il mokuso, si recita il DOJO KUN con il seguente criterio: il Sempai recita ad alta voce i principi del dojo uno per uno e gli altri allievi li ripetono ad alta voce.

I principi sono i seguenti:

Hitotsu, Jinkaku Kansei ni Tsutomuru Koto (cerca di perfezionare il carattere)
Hitotsu. Makoto no Michi o Mamoru Koto. (percorri la via della sincerità)
Hitotsu. Doryoku no Seishin o Yashinau Koto. (rafforza instancabilmente lo spirito)
Hitotsu. Reigi o Omonzuru Koto. (osserva un comportamento impeccabile)
Hitotsu. Kekki no Yu o Imashimuru Koto. (astieniti dalla violenza e acquisisci l'autocontrollo).

KAMIZA:

 

Muro dei kami,degli dei, L'est è il lato del sol levante,il momento in cui il sole possiede il massimo potenziale, ìl momento massimo della energia Yang.  Solamente l'insegnane siede al Kamiza.
   
SHIMOZA: Lato del dojo dove si siedono gli allievi
   
SHIMOZA: Lato degli invitati.(corrisponde all'ingresso)
   
JOSEKI: Lato per gli Ospiti d'onore,di rango superiore all'insegnante che conduce la lezione, o per il o gli assistenti se invitati.

In questa immagine è possibile visualizzare la disposizione nel dojo

 

IL SALUTO (Rei)

All’inizio e alla fine di ogni lezione, ci si dispone in fila di fronte all’insegnante. Il Judoka con cintura di grado più elevato si pone all’ estremità del lato d’onore seguito gerarchicamente dagli altri. Tutti devono osservare che il loro Judogi sia in ordine e ci si prepara per il saluto. Il saluto è quindi il rito che celebra, con un atto esteriore, un avvenimento interiore: il cambiamento di atteggiamento mentale. Si può eseguire in 2 modi:

Ritsurei. Si esegue in posizione eretta, braccia lungo il corpo. (in Giappone le donne appoggeranno le mani davanti alle cosce), gambe distese, talloni uniti e punte dei piedi divaricate (chokuritsu-shisei) e si piega il busto in avanti, Questo saluto è generalmente impiegato quando si sale o si scende dal tatami e in segno di rei-no-kokoro (lo spirito del rispetto) nei confronti del maestro, dei compagni e degli avversari
Zarei. Questo saluto è più formale e si esegue in posizione inginocchiata scendendo sempre prima con la gamba sinistra e poi con la destra, ci si siede sui talloni, le ginocchia sono ad una distanza di circa 20cm e le mani appoggiate di piatto sulla parte alta delle cosce con le dita rivolte all’interno. Ci si ferma posando le mani di piatto a terra, le dita rivolte verso l’interno, ci si piega in avanti verso il suolo flettendo le braccia, senza poggiare la fronte a terra o sollevare le anche.
Alla fine bisogna rialzarsi eseguendo i movimenti inversi. Questo saluto è soprattutto impiegato all’inizio e alla fine di una lezione collettiva. Maestri ed allievi si testimoniano così il loro mutuo rispetto ed è obbligatorio nell’esecuzione dei kata e in tutti i casi eccezionali.

 

IL JUDOGI

Significa "costume da Judo" è utilizzato come mezzo di attacco poiché facilita le prese e il controllo dell'avversario per questo il tessuto è molto resistente e non si hanno bottoni o cerniere . Il judoka uomo indossa il judogi conservando su di sé soltanto un paio di slip, alla donna é consentito indossare maglia di cotone e reggiseno. Sui tatami si cammina a piedi nudi poiché essi giocano un ruolo essenziale negli spostamenti e in numerose tecniche. Il judogi è costituito da 3 pezzi: Zubon: pantaloni pantaloni di tela bianca (azzurra per le gare) in cotone senza bottoni o cernere, si allacciano mediante un cordone in cotone che si tira ai lati. Kimono ossia la giacca la cui stoffa di cotone è più resistente e l'obi ossia la cintura che non solo è del colore corrispondente al grado dell'atleta (bianca, gialla, arancione, verde blu, marrone, nera, bianca e rossa) ma va annodata in modo particolare

Classi e Cinture

Esistono 5 classi di allievi (kyu) e 10 gradi di esperti (dan). Il principiante è non classificato e successivamente passa dalla 5a classe (kyu) alla 1a. In Europa, Mikonosuke Kaiwashi, creò il sistema delle cinture di colore diverso per ogni kyu (bianca, gialla, arancione, verde, blu e marrone). Il sistema nipponico invece, usa solo due colori di cintura: bianca per non classificato, 5° e 4° kyu, marrone per le successive; il significato è che chi porta la cintura bianca va trattato con grande responsabilità. Gli esperti di Judo, dal 1° al 10° dan (che tradotto significa coraggio), portano indistintamente la cintura nera ed è previsto un potenziamento dell’ego, la personalizzazione della tecnica e la ricerca della massima efficacia. Dal 6° dan è prevista una cintura di cerimonia: bianca e rossa per 6°, 7° e 8° dan, rossa per i successivi. Essa ha il significato di chiedere particolare rispetto per chi la indossa. Il Fondatore, Jigoro Kano, non si è mai dati un grado, detenendo il titolo di Shihan. Dopo la morte Jigoro Kano divenne 12° dan (l’undicesimo rimase vuoto a rimarcare l’incolmabile abisso che lo separa dagli altri praticanti). Per esprimere la sua condizione di non classificato Kano portava sovente la cintura bianca, ma più alta di quella usuale, come era in uso nel jujitsu. Portava anche la cintura nera, e negli ultimi tempi si esibiva spesso in abito da cerimonia (aori).

 

 

KYU

 

DAN

Cintura bianca (SHIROI)
principiante non classificato

Cintura nera (KUROIRO )
dal 1° al 5° dan
Cintura gialla (KIIRO)
5°kiu
Cintura bianca e rossa
dal 6° all'8° dan.
Cintura arancione (DAIDAIIRO)
4°kyu
Cintura rossa (AKAI )
dal 9° al 10° dan
Cintura verde (MIDORI )
3°kyu
Cintura bianca doppia
Shihan Jigoro Kano
Cintura blu (AOIRO )
2°kyu
   
Cintura marrone (KURIIRO )
1°kyu